Il biologico è una vera e propria filosofia di vita, e non soltanto la messa in opera di rigidi protocolli nella produzione agricola: “Bio” è uno status che fino a poco tempo fa era considerato di nicchia, mentre ad oggi rappresenta una scelta sia etica che imprenditoriale sempre più seguita: il vivere e il produrre bio, infatti, è un concetto in continua espansione nel mondo e la realtà vitivinicola è entrata a far parte appieno di questo tipo di produzione. L’Italia si conferma, anno dopo anno, tra i maggiori leader mondiali nella produzione di vino biologico, produzione che è triplicata solamente negli ultimi 5 anni e il trend è in continua crescita. Ma cosa significa realmente vino biologico? Andiamo a scoprirlo insieme.
Vino biologico e vino tradizionale
Le differenze tra queste tipologie di vino riguardano sia le modalità di coltivazione delle viti sia il processo di vinificazione che avviene in cantina. Il principio delle coltivazioni green, o biologiche, consiste principalmente nell’eliminare completamente gli agenti chimici nelle coltivazioni, come i fertilizzanti e gli antiparassitari, e di non utilizzare varietà OGM; la vinificazione deve avvenire inoltre con l’utilizzo il più limitato possibile di solfiti, così come il mosto, il saccarosio e i lieviti che devono risultare tutti biologici.
La viticoltura biologica implica altresì la selezione di specie di uve che siano adatte al clima e alle condizioni agricole locali; vengono scelte varietà autoctone che offrono una maggior resistenza agli agenti patogeni presenti nell’area di coltivazione, così che le uve prodotte risultino equilibrate ed esprimano tutte le caratteristiche tipiche del territorio nel quale vengono coltivate.
Il vino biologico diviene così un prodotto sano sotto tutti gli aspetti: gustoso, naturale e genuino, rispettoso dell’ambiente e dell’ecosistema in cui nasce e al tempo stesso tutelante anche la salute di chi lo consuma, essendo privo di componenti chimiche. Prendendo ad esempio i così tanto dibattuti solfiti, basti pensare che la coltivazione e la vinificazione biologica si traducono in una riduzione degli SO2 del 33% nei vini rossi e del 25% nei bianchi. Nei vini bio la minor percentuale di solfiti dona alla bevanda anche proprietà digestive nonché la peculiarità di indurre meno effetti collaterali quali il mal di testa; sono state evidenziate le proprietà benefiche per l’organismo del resveratrolo, che è un protettore cardiovascolare, e la riduzione del 20% dell’ossidazione del colesterolo nocivo (LDL). Una scelta dettata dal gusto e dalla salute dunque.
Aspetto legislativo
Il percorso per arrivare ad una certificazione europea di “vino biologico” è stato lungo e tortuoso: fino alla fine degli anni ’90 infatti si prevedeva solamente la dichiarazione in etichetta di “vino prodotto con uve biologiche” e non vi era riferimento al processo di vinificazione; successivamente vengono pubblicati nuovi regolamenti ma nessuna norma specifica la totalità delle tecniche di produzione. Finalmente nel 2012 è stato approvato il Regolamento di Esecuzione (UE) N. 203/2012 che norma le condizioni delle coltivazioni e delle tecniche di vinificazione, a seguito del rispetto delle quali si può etichettare il vino come Biologico e apporre il simbolo Europeo in etichetta. Ciò significa che l’Europa ha preso a cuore l’importanza di un prodotto nobile come il vino biologico e che con questo regolamento ha dato il giusto valore a tutti i processi che vanno a creare un vino bio in ogni fase produttiva, dalla cura della pianta fino all’imbottigliamento.